Bambini e tecnologie: non sono capricci se…
- Giada Lauretti
- 19 feb 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Come dobbiamo comportarci quando i nostri figli non accettano la regola del limite di tempo sui dispositivi elettronici e si oppongono? Molte volte, questo comportamento può essere paragonabile a tanti altri capricci e come tale va gestito. Altre volte potrebbe essere qualcosa di diverso, per cui devi ricorrere ad un’altra strategia: la sospensione totale per un periodo di tempo.
Ci sono capricci e capricci, ribellioni e ribellioni, bugie e bugie, alcuni bambini tendono a raccontarne, altri no. Ma attenzione! perché oggi puoi confondere capricci, ribellioni e bugie con un problema che rappresenta un’entità a parte e che rischi di non cogliere.
Se tuo figlio si oppone quando gli dici di riconsegnarti il cellulare, il tablet o la console e contesta la regola, potrebbe essere un capriccio o un comportamento oppositivo che, probabilmente, si auto-limiterà se resti fermo sulla tua posizione.
Ma se tuo figlio diventa sempre più oppositivo e chiede di riavere il dispositivo? magari prima in modo gentile, cercando di convincerti, poi pretendendolo e poi ancora facendoti delle promesse sul suo utilizzo?
Se ti trovi costretto a nasconderlo perché lo riaccende, magari togliendotelo dalle mani.
Se diventa aggressivo (ti sembra di non riconoscerlo più) o piange disperatamente in modo prolungato (cosa che di solito non fa) oppure se trova il dispositivo e lo utilizza di nascosto, calmandosi stranamente subito…
Se ti dice che non è vero che lo sta usando, quando glielo chiedi, oppure che lo spegnerà a breve e non lo fa.
Insomma, se osservi questi comportamenti, allora quello a cui stai assistendo non è un capriccio, non è un atteggiamento di ribellione, non è l’ennesima bugia furba, non è intolleranza alla noia, ma è una vera e propria crisi d’astinenza.
Nella crisi di astinenza non è in ballo solo un problema comportamentale, ma abbiamo a che fare con un problema neurobiologico, cioè che riguarda le sostanze che produciamo nel nostro cervello. In questo caso, la molecola implicata è la dopamina.
La dopamina fa parte del circuito cerebrale della ricompensa, che serve ad abbinare la sensazione di piacere e appagamento ai comportamenti utili a soddisfare i nostri bisogni, come la fame e la sete. Grazie a questa ricompensa, siamo portati a ripeterli. Serve per la sopravvivenza! Le attività che forniscono piacere immediato e facile come molti videogiochi di oggi, però, hanno un effetto bomba sul circuito della dopamina, lo mandano fuorigiri.
Il sistema della ricompensa porta alla ricerca spasmodica delle stesse sensazioni di benessere già sperimentate. Se questa ricerca non viene assecondata, si sviluppano i sintomi da astinenza, di fronte ai quali dobbiamo disintossicare.
La situazione ti è sfuggita di mano, oggi può capitare, soprattutto con i bambini più piccoli, perché basta molto poco: essere un po’ più permissivi con gli orari o sforare un po’ e sviluppano dipendenza. Il loro cervello è ancora più sensibile alla dopamina. Non solo, se il circuito della dopamina viene sollecitato troppo durante i primi anni di vita, si rinforza ed è più facile sviluppare dipendenze di vario tipo negli anni successivi.
Devi prendere in questi casi una decisione drastica: sospendere totalmente l’utilizzo dei dispositivi, almeno finché tuo figlio non sembrerà più così interessato all’utilizzo e non te lo chiederà più. Non puoi cedere.
Non ti sto dando una soluzione facile, ma è l’unica: potrà piangere o diventare collerico, devi resistere e consolarlo. Ha ragione a sentirsi così, non dipende da lui, è la dopamina.
Puoi provare comunque a proporgli attività stimolanti in sostituzione, attività a favore di dopamina sono quelle che generano l’entusiasmo della ricerca e della scoperta (come accade per esempio nella caccia al tesoro).
Magari evitiamo di dire cose del tipo: “guarda come sei ridotto, perché non hai smesso di giocare quando te l’ho detto!” Perché… se i nostri figli arrivano alla crisi d’astinenza, vuol dire che la situazione è sfuggita di mano a noi, non a loro.
Con tutte le nostre buone motivazioni, per carità, ma la responsabilità è nostra.
Siamo genitori, ma anche esseri umani, possiamo sbagliare, ma possiamo riprenderci la nostra responsabilità e riparare.
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